Saturday, March 3, 2007

La Torre degli Arcobaleni

C’era una volta una Principessa Arrabbiata.

Era così arrabbiata, ma così arrabbiata, che andava in giro cavalcando il suo cavallo nero della criniera fiammeggiante per delle ore intere, calpestando le raccolte nei campi, sfasciando i cancelli e i recinti frutto di tanta fatica e generalmente infastidendo la brava gente del paese.

Perché il problema con le principesse è che le può fermare soltanto un Re.

Un giorno, mentre era fuori a distruggere il giardinetto di rose tanto amato e curato da qualche poverino, le capitò vicino un Principe Azzurro in sella ad un grande cavallo bianco.

“Ma ciao,” disse il Principe Azzurro alla Principessa Arrabbiata. “Tu sei proprio una bella gnocca. Ti va una trombata?”

Così irresistibile fu la faccia tosta del Principe Azzurro, con i suoi occhi sinceri e il suo sorrisone grande grosso, che la Principessa Arrabbiata si trovò completamente spaesata. La sua monta nera si fermò di colpo, zoccolo destro anteriore sospeso a mezz’aria sopra una rosa perfetta. Mai e poi mai la Principessa Arrabbiata l’aveva fermato per poi buttarsi giù dalla sella in questa maniera. Ma che cavolo stava succedendo?

La Principessa Arrabbiata si mise in piedi tra le rose, sfasciate e ridotte in tante poltiglie colorate, mise le mani sui fianchi, e contemplò il Principe Azzurro per un minuto intero.

“Va bene,” gli disse. “Vediamo cosa sai fare.”

Il Principe Azzurro le mostrò quello che sapeva fare, e così fulminata fu la Principessa Arrabbiata che immediatamente lo rapì e lo rinchiuse in una torre alta alta. Questo non piacque affatto al Principe Azzurro. Ammirò l’appartamento, apprezzò l’entusiasmo della Principessa Arrabbiata, ma non gli piacque per niente trovarsi rinchiuso. Per tirarsi un po’ su di morale mise delle bandiere ad arcobaleno alla finestra. E guardò la Principessa Arrabbiata sparire in groppa a suo cavallo nero.

La gente chiamò la torre La Torre degli Arcobaleni.

Notizie del principe incarcerato arrivarono alle orecchie del Re. Il Re non approvò. Chiamò immediatamente la Principessa Arrabbiata. La Principessa Arrabbiata entrò spavalda, gonnelle e capelli volandole intorno. Sperò in questa maniera di risultare particolarmente attraente e quindi ammorbidire l’eventuale sgridata che stesse per ricevere da parte dell’anziano Re.

“Mia cara,” le disse il vecchio Re, “mi sono giunte notizie di un Principe Azzurro rinchiuso in una torre degli arcobaleni, e ho motivo per credere che la faccenda ha qualcosa a che fare con te. Ho ragione?”

La Principessa Arrabbiata non rispose ma, arrossita, guardò il pavimento

“Mia cara, mi spieghi, qual è lo scopo di questa inutile deprivazione della libertà ad un individuo? Ci tengo ad informarti che in quanto sovrano di questo paese ho firmato la Dichiarazione dei Diritti Umani e che sono anche socio con abbonamento annuale di Amnesty International. Non posso tollerare un comportamento del genere.”

La Principessa Arrabbiata si rattristò.

“Ma lui mi piace,” obiettò, “e se non lo tengo sotto chiave scapperà, e non avrò più nulla da fare con le mie giornate che distruggere carote e siepi in giro per il paese.”

Il Re sospirò. “Già, ma qui si dismaga l'intelletto ”

“Si ché?” chiese la Principessa Arrabbiata.

“Si dismaga l'intelletto mia cara. Ci si crea dei casini insomma. E’ da Amleto. Dovresti leggere di più, sai.”

“Sarà la mia premura, sire,” rispose la Principessa Arrabbiata.

“Ora, lascia che cerchi di spiegarti una cosa,” disse il Re, un po’ più gentile. “Vedi, mia cara, ce ne sono due tipi di Principe Azzurro: i sassolini e i boomerangs. Se prendi in mano un sassolino e lo lanci, non tornerà. Lo potrai ammirare tra le tue mani per un momento, potrai meravigliarti mentre scintilla nell’aria per un secondo, e poi non avrai che questi due ricordi, e il fatto che ce ne sono tanti altri sassolini lì fuori.
Un boomerang invece è diverso.
Se lanci un boomerang, ti ringrazierà per l’aver rilasciato nell’aria che gli serve, per avergli donato la gioia del volo, per aver liberato i suoi colori in un grande, grazioso arco nella fragilità cristallina del cielo e del tempo. E così intensa sarà la sua gioia che quando comincia a rallentarsi, non scenderà solo come un sassolino, ma tornerà su se stesso per cercare la tua mano e supplicarti di lanciarlo di nuovo.
Mi sono spiegato?”

“Perfettamente,” gli rispose la Principessa Arrabbiata.

In sella al suo instancabile cavallo nero, galoppò fino alla Torre degli Arcobaleni. Da un nastrino che teneva legato intorno al suo collo prese una piccola chiave d’oro e aprì la porta.

Il Principe Azzurro, un po’ stanco, un po’ triste, alzò lo sguardo dalla sua lettura sulla geografia locale e la fabbricazione di scale di lenzuola. La Principessa Arrabbiata gli offrì la chiave.

“Questa adesso appartiene a te,” disse. “Ma voglio soltanto sapere, che tipo di Principe Azzurro sei?”

“Ah, vedo che il Re ti ha raccontato di sassolini e boomerangs. Grande storia, funziona sempre.”

“Non è una storia,” disse la Principessa Arrabbiata, con in faccia un’espressione molto simile a quella che indossava appena prima di calpestare il pollaio di qualcuno. “E’ la Verità. E allora, quale sei tu? Sasso o boomerang?”

“Ah, ma questo non è giusto,” rispose il Principe Azzurro con un sorriso birichino. “Vedi, dirtelo sarebbe come leggere l’ultima pagina di un libro per prima. Ora, a me piacciono da matti le storie. Mi piacciono gli inizi, mi piace in particolar modo lo svolgimento, ma non mi dicono nulla le fini delle storie. Quindi perché non lasciamo la fine per la fine?”

“Questa,” rispose la Principessa Non-Più-Arrabbiata togliendosi elegantemente la mutandina, “è un’ottima idea. Vuoi un pompino?”